Io ci provo!

Trasformare un sogno in qualcosa di concreto non è sempre facile. Ci sono mille ostacoli, dubbi o impedimenti che fan si che "tra il dire e il fare" ci passa "un mare" .

Raffaela Cian

11/19/20244 min leggere

Nel 2011 facevo un lavoro che non mi piaceva, lavoravo in un ufficio e stavo seduta al computer per ore vedendo la mia vita scorrere velocemente. Il viaggio che facemmo in Scozia fu per me cosi devastante e allo stesso tempo entusiasmante che , tornata a casa, mi misi in testa che potevo cambiare vita e che la Scozia poteva dare una opportunità a me e al mio compagno.

person using laptop
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Decisi quindi di sfidare la sorte e "tastare il terreno" sulla fattibilità di questo obiettivo. Cominciai a verificare in Internet cosa poteva offrire il mercato del lavoro in Scozia per me. Avendo lavorato per alcuni anni nel settore dell'hospitality in Italia, mi soffermai a leggere annunci di lavoro di questa tipologia provenienti da diversi posti della Scozia. Avevo però una sola discriminante, ovvero non volevo prendere in considerazione annunci di lavoro provenienti da grandi città tipo Edimburgo o Glasgow; preferivo considerare opportunità provenienti da piccole realtà scozzesi. Inviai il mio curriculum a diversi annunci, incrociando le dita delle mani (e anche quelle dei piedi).

Abituata agli standard italiani, tipo lentezza nel rispondere a una mail o ,peggio ancora, ignorarla totalmente, mi sono stupita della quantità di risposte ricevute in un breve tempo. Ma una persona in particolare mi colpì, perchè anzichè rispondere con una mail, mi telefonò. Era Ian (il proprietario di due Hotel nell'isola di Bute) che cercava una "general assistant".

woman sitting holding smartphone near laptop
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Al telefono ci parlammo delle rispettive esperienze lavorative, ovviamente il tutto correlato da molte domande da entrambe le parti. Inutile sottolineare che Ian aveva stuzzicato la mia curiosità, ma ancor di più avere confermato quanto la Scozia sarebbe stata una ottima scelta. Il problema ora da affrontare era che, prima di decidere, volevo conoscere di persona Ian e vedere con i miei occhi dov'era l'isola di Bute. Optai per una soluzione soft; mi presi una settimana di ferie dal lavoro nell'ottobre 2011. Prenotai un volo per Glasgow e chiesi a Ian di ospitarmi in hotel per tutto quel tempo. In cambio di vitto e alloggio io avrei lavorato per lui, dandomi l'opportunità di conoscere l'hotel, lo staff, la proprietà, il tipo di lavoro richiesto e poter quindi scegliere in totale sicurezza .

Partii quindi alla volta di Glasgow il 25 ottobre 2011, facendo scalo a London Gatwick, esattamente 5 mesi dopo la mia prima visita in Scozia. Ero al settimo cielo anche se un po' impaurita; ad attendermi all'aeroporto a Glasgow trovai Ian ed Angela, sua moglie. Il giorno dopo Ian mi caricò in auto per portarmi a Rothesay nell'isola di Bute e così ci imbarcammo sul traghetto da Wemyss Bay.

La traversata fu già come vivere un'avventura per me. Tutto era nuovo ed eccitante. La giornata era bella, il mare era calmo e Rothesay si aprì ai miei occhi come un incantevole cittadina adagiata in una piccola baia.

Il piccolo porto era pieno di imbarcazioni da turismo, barche a vela e motoscafi, che denotava quanto Rothesay fosse meta di turismo estivo. La piccola cittadina, che conta circa 3000 abitanti, brulicava di vita e una serie ininterrotta di bar e ristoranti si affacciava sulla via principale fronte mare, compreso l'hotel Victoria dove avrei lavorato e alloggiato per una settimana.

Mi fu presentato tutto lo staff che lavorava in hotel, gente proveniente da ogni dove , ma tutti molto cordiali e pronti a darmi il benvenuto e ad aiutarmi nell'entrare in questa nuova realtà . I 7 giorni passarono in fretta e presto venne il momento di lasciare Rothesay e far rientro a casa. Ora dovevo solo capire cosa scegliere dopo aver parlato con partner e figli; cosa facile a dirsi ma non a farsi. Volete sapere com'è andata a finire? Seguitemi nel mio prossimo post.