BASTA UN ATTIMO E TUTTO CAMBIA!
Occorre sempre avere la mente e il cuore aperti all'inaspettato. Non sempre il mondo gira come vorremmo ma l'importante è non arrendersi mai e non darsi mai per vinti. Come si dice " si chiude una porta e si apre un portone"
2/2/20255 min leggere


Trascorsi sei mesi a Rothesay e mi stavo abituando troppo bene a quello stile di vita, così diverso da quello che fino ad allora avevo vissuto in Italia. Certo, la mancanza degli affetti si faceva sentire, la nostalgia dei figli era sempre presente, ma tutto questo sapevo che era il fardello da portare per poter portare a termine il mio progetto a lungo termine. Ma, come si dice, il diavolo ci mise la coda e a malincuore dovetti dare le dimissioni dal lavoro e prendere un aereo che mi riportasse a casa. Purtroppo il mondo non sempre gira come vorremmo e tante volte bisogna fare un passo indietro e mettere in “stand by” i propri sogni e propositi. Il rientro non fu semplice; ritornare in Italia significava far il conto con compromessi e problemi. Non sarebbe stato semplice trovare un lavoro per una che aveva già una certa età. Continuavo a inviare curriculum, fare colloqui ma senza fortuna. Mi ritrovai a girare a vuoto e la mia testa era già piena di dubbi e incertezze. Per fortuna avevo un partner ed i figli che mi sostenevano in questo difficile percorso. Erano l’unica nota positiva del tutto e mi godevo ogni momento che trascorrevo assieme a loro. Poi un giorno incontrai la mia dentista e amica Susan, un’americana trapiantata in Itali per amore. Cominciammo a parlare del più e del meno davanti a un caffè e le raccontai della mia esperienza in Scozia, di quanto mi mancasse il contatto giornaliero con persone sempre diverse, delle difficoltà che stavo incontrando nel trovare lavoro dopo il mio rientro in Italia. Ad un certo punto lei mi guardò e mi disse:” Senti, ho un’amica italo-americana che faceva la wedding planner in Italia. Da un paio di anni è rientrata in US perché ha sposato un texano; provo a contattarla e vediamo se ha intenzione di riprendere quell'attività e se ha bisogno di aiuto”. Io le dissi che andava bene, anche se non sapevo manco cosa significava essere un “wedding planner”. Dopo due giorni questa sua amica mi contattò e facemmo una video call, dove lei mi spiegava che ero capitata a fagiolo poiché voleva rimettere in piedi l’agenzia, ma le occorreva qualcuno di fidato in Italia, dato che lei abitava in Texas.


Da quel giorno iniziò la mia nuova avventura come wedding planner con Rosanna, un’avventura che è durata quasi dieci lunghi anni. Non è stato semplice l’inizio; era tutto nuovo, dovevo iniziare dallo zero, capire come funzionava quel mercato particolare del “ Destination Wedding”: coppie che dall’estero volevano venire a sposarsi in Italia, perché innamorate della nostra bella terra, o perché volevano regalare ai loro ospiti un’autentica “wow” experience. Si trattava di capire culture diverse per come vivere il giorni del matrimonio, cerimonie di ogni tipo ( civili, simboliche, con rito Cattolico o Protestante o Ebraico o Hindu o Sikh) , per coppie solo con pochi ospiti oppure coppie che facevano arrivare da oltre oceano un centinaio di persone. Ero stata catapultata in un mondo sconosciuto ma che mi stava prendendo e piacendo un sacco.




La mia predisposizione a viaggiare fu pienamente appagata; cominciai a girare in lungo e in largo tutta l’Italia; in auto, in treno, in bus, in aereo, tutto era nuovo ed eccitante. Mi spostavo da regione a regione, visitando luoghi stupendi e fino ad allora a me sconosciuti. Esploravo ville Medicee e Castelli in Toscana, Hotels 5* stelle in costiera Amalfitana, ville a strapiombo su costiere raggiungibili solo a piedi, oppure adagiate sul lungo lago. Manieri accoccolati in cima a montagne, rifugi alpini che si raggiungevano in funivia o motoslitta, borghi medievali bellissimi con storie antiche alle spalle. Incontravo sempre gente diversa e che dovevo conoscere perché potevano offrire un servizio alle coppie di sposi, che fosse un servizio di catering o di allestimento floreali, o servizi musicali, make up artists o hair stylists, Parroci di chiesette sperdute in Toscana o Rabbini o Pastori Protestanti. Era tutto una ricerca continua per creare una rete di fornitori che potevano aiutarci. Furono anni intensi e pieni di soddisfazioni personali e professionali. In cinque anni diventammo una delle agenzie di wedding planners più famose e ricercate in Italia. Sotto la guida di Rosanna, la mia boss, qualità personali e professionali che non avrei immaginato di avere, sbocciarono e mi fecero amare a dismisura questo lavoro. Ancora una volta una semplice chiacchierata aveva cambiato letteralmente la mia vita, facendomi conoscere un mondo sconosciuto ma che stavo imparando ad amare e apprezzare. Non era un lavoro semplice, intendiamoci. Lo stress era sempre alto, l’imprevisto era sempre dietro l’angolo, tante volte dovevi sorridere anche se avevi il mal di testa, ma la gioia e l’orgoglio di aver contribuito a regalare agli sposi uno dei migliori giorni della loro vita non aveva eguali e ripagava di tutti gli sforzi fatti.








Assieme a me altre persone fecero parte del team. Persone speciali di cui conservo ricordi di bellissime risate, momenti di sconforto ma anche di momenti di relax e chiacchere.




Ma la mia amata Scozia era sempre li’, nel mio cuore e mai mi avrebbe lasciato. Il ricordo di quei mesi a Rothesay era sempre vivo, malgrado gli anni passassero. Ogni anno trascorrevamo almeno una settimana di vacanza girando in lungo e in largo per quel Paese, ogni anno, senza mai saltarne uno. Ritornai anche un paio di volte a Bute, dove Ian mi accolse sempre a braccia aperte, sempre sperando che io tornassi a lavorare per lui. Ma il destino aveva altri progetti per me e bisognava aver pazienza. Nel mentre io e Denis prendemmo una decisione, ci saremmo spostati a vivere in Toscana. Ma questo ve lo racconterò nel mio prossimo post.



